giovedì, settembre 25, 2008

Stevie Wonder (basta il nome!)

E alla fine venne quel giorno!

Mi mancava solo lui...per me che amo la black music (orrida definizione ma chi vuol capire) ;
che ho visto live James Brown,George Clinton con i suoi Parlament of funk, Maceo Parker, Prince, insomma il mio unico cruccio era Stevie Wonder...mancava solo lui.

Ed eccolo qui a Milano al datchforum il 26 settembre 2008 davanti a me.

Il live doveva iniziare alle 21,00, ma è iniziato alle 21,30 circa... è durato 2 ore e mezza intense e molto soul.... Stevie non ha concesso il bis...ma il pubblico era in delirio ugualmente.

Alle 21:30 Lui entra in scena sottobraccio alla figlia Aisha Morris, a cui anni fa dedicò Isn’t she lovely, accennando all’armonica All blues di Miles Davis.

Sul palco maxischermi rettangolari da cui uscivano immagini suggestive, in alto dei Par di vari colori; ai lati del palco due grossi schermi rimandavano le immagini del concerto in tempo reale....

Poi è la band di dieci elementi, affiancata da quattro coristi (fra cui la stessa Aisha), a spingere la serata verso il soul più black e più figo che abbia mai sentito.
Una band strepitosa che fa da spina dorsale a lui, il grande Stevie , con il suo Soul inarrivabile, la sua voce inimitabile....il suo groove al piano che pochi hanno.

I repertori più frequentati risulteranno essere quelli dei solchi indimenticabili dei grandi Innervisions e Songs in the key of life.

Si spinge tra Hotter than july con le sue super hit , splendide per il tiro e la bellezza As, if you read my mind, Master Blaster (Jammin’), Rocket love, All I do, che si alternano con il ritmo fremente di Higher Ground, e di una Don’t you worry ’bout a thing dal versione latina (io rimango conservatore e preferisco l'originale), di I wish, Sir Duke, Living for the city, Isn’t she lovely , Superstition....

E delirio puro è festa che si espande dalla platea al palco, dove ballano tutti, a cominciare da Wonder che canta Do I do saltellando in piedi sullo sgabello del pianoforte

Figlia dell’euforia contagiosa che si respira in sala è pure l' estemporanea parentesi diciamo "maccheronica" al vocoder dove intona alcune canzoni italiane, come "volare", parentesi in cui viene coinvolto il pubblico ...alla domanda "qualcuno sa cantare?" sotto il palco una fiumana di gente, ne scelgono due che improvvisano insieme a lui su una base Wonderiana con il nostro al pianoforte.
Eccoun breve dialogo cantato tra :
Stevie: "Hi , where are you from?"
"I'm from Rome. And you Stevie?"
Stevie: "I'm from the wordl!"

Boato generale !

A parte questo la voce di Stevie è ancora limpida , e lui ne fa un utilizzo virtuoso...
durante il concerto lo si nota....
I giochi vocali sono da vero maestro....niente da dire è ancora lui...

La figlia Aisha molto carina, minigonna e tacchi a spillo, canta I’m gonna laugh you right out of my life accompagnata al piano da papà, mentre il resto della band ha modo di mettere in mostra le sue paurose capacità nella coda di quella Spain che Wonder prende a Chick Corea.

Alla fine delle due ore e mezza è un tripudio e lui Wonder Stevie ci parla di Barack Obama (per la verità fa intonare anche dei cori in suo favore) e di come lui ne sia un sostenitore.

Io ascolto guardo , sia quel che sia, ora ti ho visto Stevie, e per me è stata una serata memorabile.

Etichette: